martedì 17 ottobre 2023

Sarzana cambierà...

Sarzana cambierà e il suo cambiamento sarà irreversibile e forse epocale: la possibilità di questo cambiamento ha suscitato un dibattito aspro ed alto in cui dietro le opposte ragioni agiscono paradigmi, concetti e ideologie che costituiscono in campo politico/disciplinare “nodi problematici”che non possono essere frettolosamente liquidati .senza cadere nella confusione e, peggio, nella paralisi della radicalizzazione dei conflitti.

Essi sottendono come fili invisibili i discorsi della gente spesso sbrigativamente tradotti in giudizi estetici (a me piaceva di più con la torre…è un pezzo di periferia ecc.) , economico/funzionali (Sarzana avrà il suo parcheggio pubblico e la sua stazione bus, metodologici (la città del principe o di Tocqueville, la città partecipata);

Moderno/Tradizione-Bello/Brutto-Globale/Locale-Sviluppo/Sostenibilità
Architettura/Urbanistica(Progetto/Piano)-Cittàdel “Principe”/Città dei cittadini (cfr. Philippe Daverio);

Sono queste le “coppie oppositive” che il Progetto Botta ha messo in campo e che continueranno ad “agire” (o agitare) il discorso pubblico sul destino della città.

Sarzana è “toccata” dalla mano di un maestro di fama mondiale!1 all’inizio della storia, dissi, che con questo progetto Sarzana (e il suo ceto politico dirigente) avrebbe una volta per tutte sancito la sua dimensione di “Metropolis”;

improvvisamente il “Moderno” arrivava a Sarzana e non in modica quantità: sostituiva i 6 ettari del “vecchio” P.P. vigente con modalità che non concedono sconti (appunto quelle del “moderno”) stereometrie pure, serialità, grandi volumi e altezze mai inferiori a quelle del più alto edificio esistente ….nonostante il riferimento alla differenza tra città europea e città asiatica/americana l’immagine (e le forme) colpiscono per l’originalità tipologica se riferita al contesto d’ambito: torri, cilindri, edifici “ad arco retto” appartengono al repertorio del maestro ticinese fin dall’epoca del suo fortunato esordio con i temi delle case unifamiliari….nel passaggio di scala esse prefigurano uno modello di modernità che ricalca esperienze già vissute nel corpo di altre città, quando la fede nelle magnifiche sorti del progresso illimitato legittimava la tabula rasa dei contesti (International style vs identità locale);
E’quindi il paradigma del Moderno che sottende i discorsi di legittimazione: non c’è sconto perché il Moderno è espressione di un futuro che non ha bisogno di continuità con la Storia poiché con esso la Storia è azzerata e il Nuovo si propone come valore in sè!2

Come ha operato il paradigma della Tradizione nella revisione del Moderno è storia di 50 anni ; scriveva Rogers in “Casabella-Continuità” nel 1954 3 :”per molti anni noi abbiamo avuto in antipatia le gronde, le cornici e ci pareva che solo il tetto piano potesse soddisfare ai nostri disegni; e la finestra verticale ci pareva inadeguata per esprimerci…tutto questo se era giustificato nei limiti di un coraggioso aggiornamento del linguaggio figurativo-altrettanto come si può giustificare l’idiosincrasia per i mobili antichi-finì per far cadere i più deboli in un estetismo formalistico”. La continuità di cui parlava Rogers è riassunta nel commento a uno dei suoi capolavori dell’architettura italiana :la Torre Velasca di Milano di cui scrisse che “ il valore intenzionale era nella sua capacità di riassumere culturalmente l’atmosfera della città di Milano; l’ineffabile e pure percepibile caratteristica…testimonianza di un linguaggio attuale,inserito come immagine nella continuità della tradizione.
Continuità vuol dire quindi fare i conti con il contesto e con l’atmosfera che si respira in una città, indipendentemente dal carico di storia o di qualità delle sue parti…è qualcosa che ha a che fare con l’Identità intesa appunto come l’aria che si respira in una determinata città e che è diversa da città a città!

Che poi la continuità con la tradizione sia stata intesa da altre correnti come riproposizione di architetture in “stile” e dell’urbanistica ottocentesca è un sintomo della reazione all’astrazione meccanicista (e alla conseguente negazione da parte degli architetti del senso estetico comune) imposta dalla attuale fase di globalizzazione economica;

Christopher Alexander ha appena concluso (con la monumentale pubblicazione dei 4 volumi “The Nature of Order”) la sua ricerca trentennale sull’Arte del Costruire e la Natura dell’Universo; Andres Duany and Elizabeth Plater-Zyberk hanno realizzato in America una piccola città (Seaside divenuta anche il set del film Truman Show);
Il Principe Carlo d’Inghilterra e il suo architetto Leon Krier ispirano numerosi movimenti che propugnano il ritorno al passato e che attaccano frequentemente i modi di produzione contemporanei dell’ambiente costruito.4

Infine l’ultimo “paradigma” della ecosostenibilità sta producendo ingegnosi dispositivi a emissione zero, raffinate esercitazioni tecnologiche già in grado di superare la fase sperimentale (cfr. Cellophan house di Kieran/Timberlake o gli ultimi progetti di Cucinella) o addirittura costruzione di intere città;5 è da notare che la sperimentazione di queste ipotesi non si appoggia a particolari indirizzi di decrescita, anzi, uno dei suoi teorici più importanti, Sir Richard Rogers che ha scritto il suo manifesto di città sostenibile è un assertore dei vantaggi della città compatta così descritta: "The compact sustainable city is multi-cultural with a hierarchy of density, has a mix of uses and tenures, is well connected with a coherent public transport, walking and cycling infrastructure, is well designed both in terms of public spaces and building, and is environmentally responsive".
A parte Masdar City la prima città al mondo zero emissioni, zero rifiuti attualmente in costruzione ad Abu Dhabi su 6 milioni di mq.tutte le altre esperienze sono limitate e sperimentali. Possiamo concludere che attualmente dei tre, il paradigma della città sostenibile è quello più spinto nel futuro ma che attualmente soffre, come tutte le novità di errori di gioventù (cfr. l’esperienza fallimentare di BedZed a Londra).

In sintesi, si confrontano a Sarzana, in questo momento, la Tradizione del Moderno , la sua revisione critica nel segno dell’adeguamento contestuale e della continuità con le “preesistenze”e i temi legati al paradigma emergente della sostenibilità.


1 Il nuovo programma urbanistico dell’Amministrazione è evidenziato in http://www.archiviopiacentini.it/notiziario-2008/lagenda-del-sindaco/sarzana
2 Cfr.per una analisi esaustiva delle ideologie del moderno in architettura : “L’Architettura delle buone intenzioni” -Colin Rowe-ed.Pendragon
3 Riportato anche in “Esperienza dell’Architettura”-Einaudi Saggi
4 Il principe di Galles http://www.princes-foundation.org e Christopher Alexander http://www.patternlanguage.com altra traccia è il link a AVision of Europe http://www.avoe.org;l’esperimento di Seaside è consultabile su http://www.seasidefl.com; per le altre realizzazioni cfr. http://www.dpz.com/company
5 BedZed http://www.rinnovabili.it/bedzed-grande-flop-o-progetto-troppo-ambizioso Kieran&Timberlake http://kierantimberlake.com/pl_sustainability/cellophane_house_1.html
Mario Cucinella ha varato il progetto di ricerca the Home for Є100,000 http://www.casa100k.com/index.php?id=4&L=1 Richard Rogers ha inaugurato nel 1995 sulla BBC le “ Reith lectures”, intitolate 'Cities for a Small Planet' , ed ha poi continuato con altre pubblicazioni a chiarire il bisogno della rigenerazione urbana sostenibile : 'Cities for a Small Country' e 'Towards an Urban Renaissance', http://www.richardrogers.co.uk/render.aspx?siteID=1&navIDs=1,3,7 per Masdar City si consiglia il sito http://www.fosterandpartners.com/News/291/Default.aspx

19 Agosto 2009

lunedì 13 luglio 2015

Felicità futura: La morte della UE

Felicità futura: La morte della UE: Diario n. 297 Qualsiasi sia la scelta che la Grecia, il suo parlamento, il suo governo, faranno essa segnerà la fine dell’Unione Europe...

domenica 13 luglio 2014

Secchi

http://tempofertile.blogspot.it/2014/07/bernardo-secchi-la-citta-dei-ricchi-e.html

martedì 14 settembre 2010

cino zucchi parla di Democrazia & Urbanistica

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  La bella conferenza tenuta da Cino Zucchi “archistar (ma lui respinge la definizione)         europea emergente” (considerata la quantità e il successo dei progetti illustrati  venerdi 5 marzo all’”Urban center”della Spezia) ha svelato quello che il titolo di queste mie personali riflessioni riassume sinteticamente e cioè, (anticipando le conclusioni) , che il labile legame della prima coppia (urbanistica / democrazia) venga in questa fase storica, messo in crisi definitiva dal conflitto di due discipline che dovrebbero essere “sorelle”(architettura vs.urbanistica.)
Ho detto bella anzitutto perché Zucchi è una bella persona con una modalità di porsi e argomentare brillante e divertente…. gli squarci del suo privato   utilizzato per spiegare il mondo in cui ci tocca vivere hanno strappato applausi….la velocità e la semplicità con la quale abbiamo viaggiato con lui attraverso mondi, situazioni, concetti testimoniano la sua freschezza di “giovane architetto europeo” in grado di lasciar tracce antiretoriche nella nuova “casa Europa” che dovremmo tutti imparare a sentire come nostra (comune) nuova “dimensione urbana” (illuminanti al proposito i cenni alla facilità (ed economicità) degli spostamenti resi possibili tra le città europee con le compagnie aeree “low cost”e alla conseguente possibilità di “sentirsi” effettivamente cittadino europeo).
clip_image002[4]Ciò detto veniamo alla conferenza il cui avvio è stato un esercizio di realismo (politico?):
“il politico deve riuscire oggi a raccogliere e convogliare molteplici e frammentate forze, interessi, funzioni, ideali (nella costruzione della città) ammantandole come interessi generali tramite meccanismi retorici che consentono la loro rappresentazione di interessi particolari (dei differenti gruppi d’interesse) in interesse generale a confermare il suo ruolo di garante “bipartisan”del bene comune.”
Il pretesto per avviare la lunga cavalcata temporale nei nostri ambienti costruiti e analizzarne contraddizioni e nodi (concettuali) irrisolti è una citazione da Viollet Le Duc :
“Una costruzione non può essere fanatica, oppressiva, tirranica; questi epiteti non sono stati ancora applicati a un insieme di pietre, legno o ferro. Una costruzione è buona o cattiva, giudiziosa o priva di ragione. Un parlamento condanna degli sfortunati maghi ad essere bruciati vivi; ma la sala nella quale questo parlamento siede può essere molto migliore o meglio costruita di quella in cui i nostri magistrati applicano leggi sagge, animati da uno spirito illuminato”. Eugène Viollet Le Duc.L’architecture raisonnée.
La domanda conseguente che Zucchi pone (“esiste una “figura”,(anzi un’“icona”) dell’archi-tettura democratica?) prepara lo slittamento di significato che pregiudicherà il tema stesso della conferenza:il primo termine, l’“urbanistica” viene sostituito da “architettura” e l’interrogazione non riguarderà più “Urbanistica e Democrazia”( la creazione, cioè, di regole che possono influenzare la creazione dello spazio urbano), bensì l’analisi dei caratteri formali e della capacità dell’oggetto architettonico di configurarsi come “icona democratica “.
La domanda successiva (perché gli architetti, oggi non riescono più a produrre l’armonia della città antica?) rimanda, secondo Zucchi, alla contraddizione paradossale tra armonia formale della città antica e dispotismo e violenza all’origine processo formativo di quegli stessi spazi (cfr. la bella piazza di Vigevano come esito della demolizione del Palazzo Comunale avvenuta dopo la conquista cruenta della Signoria di Milano) Ma anche questa affermazione non può essere generalizzata ad intendere che l’armonia delle città antiche sia sempre stato esito di processi cruenti….v’è piuttosto da interrogarsi sulle modalità di formazione dei tessuti urbani tramite saperi condivisi e profondamente radicati nella tradizione o all’opposto imposizione di forme e spazi che da tutto ciò prescindono..
E certamente non può essere invocata come attenuante la “frammentazione e la complessità del processo che genera la città contemporanea “ rispetto alle forme perfette della città antica (quasi che esse siano state interamente e sempre realizzate da una qualche signoria dispotica con un progetto compiuto e autoreferente, quando la maggior parte è esito di processi di crescita stratificati nel tempo!); segnalare la difficoltà di “creare una struttura biunivoca tra forma architettonica e contenuto”svela solo l’aspirazione all’onnipotenza dell’architetto in un continuo sforzo di adattamento del contenuto (della vita) alla forma (probabilmente a una sua
clip_image002[9]Tornando alla domanda iniziale (“esiste una “figura”,(un’“icona”) dell’architettura democratica?)Zucchi parte da immagini che mostrano come l’“uso storico del classicismo” e le tecnologie “immateriali”(es.i fasci luminosi utilizzati per le adunate oceaniche di Hitler e quelli utilizzati per segnare le twin towers distrutte) abbiano soddisfatto l’esigenza di auto rappresentazione simbolica dei poteri forti (sia nei regimi totalitari che in quelli “democratici”) con forme “monumentali”.
Per trovare un esempio di architettura istituzionale che rappresenta in modo dolce la collettività bisogna riferirsi (come al solito) alle democrazie nord-europee….l’addizione di Asdplund al municipio di Goteborg è un edificio in grado coniugare rappresentatività istituzionale e “dolcezza”interiore/interna; un’architettura che rappresenta la democrazia :.Un edificio moderno accostato all’antico un moderno contento di sé stesso ma anche trova “le misure”…quando uno entra sembra di essere immersi nel miele una rappresentazione dell’edificio pubblico che emana il “comfort” tipico delle democrazie nordiche pieno di commoventi dolcezze dal tappeto con i nomi al vuoi salire vuoi scendere!
dopo un accenno al ruolo di“ingegnere sociale”che l’architetto assume nella costruzione della nuova civiltà ...con i tentativi delle avanguardie russe e senza accennare a quelli più ambiziosi del razionalismo eroico di Le Corbusier &c.; il modello del razionalismo o delle avanguardie viene da Zucchi contrapposto alla cultura architettonica del secolo passato che ha cercato una mappatura dello spazio fisico in grado di riprodurre la solidarietà sociale del villaggio.. Questo specifico aspetto si traduce in una serie di domande ed affermazioni: si può fare dell’ingegneria sociale attraverso lo spazio? in che senso l’architetto può rovinare la vita alla gente o favorirla? L’unità della corte, dello spazio, genera le persone più amiche oppure produce conflitti? Dopo accenni gustosi quali….le assemblee di condominio sono i posti dove si vede la crudeltà umana e allusioni a fatti tragici (Olindo &Rosa) per dimostrare che lo spazio di relazione è anche spazio di conflitto (sic!) si ritorna alle argomentazioni sul ruolo “iconico” dell’architettura
In generale noi poniamo un problema di “figure”: lo stadio di Pechino ha una tale valenza iconica da finire sulle banconote! “l’architettura qualche potere iconico pur sempre ce l’ha!Dove l’architettura può simboleggiare e se sì in che termini simboleggia?
l’olanda sui docks la democrazia è fatta con la varietà? cioè con delle regole che ognuno interpreta con una pluralità di esiti formali? se cerchiamo una figura della democrazia quella della partecipazione e della varietà è un grande Tema da sviluppare… lo spontaneismo di Hundertwasser l’ossessione dell’architettura vicina alla natura…. a noi sembra che la natura faccia sempre le cose bene ma non è vero ..lo tsunami , l’amianto ecc.l’architettura “folk”, del villaggio contiene l’idea che essa sia biodegradabile les circulades in langue d’oc lo spazio pubblico come contenitore che da forma al nostro stare insieme
Il pensiero razionale del moderno che applica il taylorismo avrebbe dovuto generare una città ordinata, razionale, pulita, sana ma questa stessa città ci rivela il caos è come se lo stacco tra piccola città e metropoli la promessa del moderno, dell’illuminismo, si rovescia in qualcosa che ci scappa di mano.. la facciamo noi ma non la controlliamo del tutto neanche più in senso estetico (è giudicabile questa metropoli con i canoni ottocenteschi? forse non più!) altro tema è quello del confine della città e della sua espansione infinita nel territorio.. la foto aerea di Milano dal satellite ha tutti i caratteri del melanoma la metafora di Jefferson “ogni generazione è “uno stato ecc…. la città del futuro e la scomposizione in funzioni “la ricerca della lingua perfetta (Eco)” esiste la città perfetta? Invece di quella oggi abbiamo la città diffusa simile a uno zapping televisivo! la differenza con la città antica è che gli spazi di quest’ultima vengono usati per molteplici funzioni! è come se il moderno avendo specializzato le funzioni le ha anche separate! critica della tipologia di pianificazione gerarchica la città antica piuttosto che come un albero funziona come un semilattice ogni nodo è legato a un altro da più di una relazione…critica al determinismo dell’urbanistica del secolo scorso…altro fenomeno le figure della città del passato vengono usate in maniera eclettica dalle architetture d’intrattenimento per cui la bellezza e la rammemorazione della città antica sono trasformate nelle forme della cittadella dei consumi(outlet) è come un seno al silicone! Se assomiglia al vero è vero! (verità e bellezza) le figure del classicismo sono comicizzate! se l’outlet clona la città antica per sfruttare il già visto così la città antica copia i meccanismi di funzionamento della città moderna (locronan, Mont Saint Michel ecc.) “città prewashed” .
Main street e l’ideale tecno pastorale (la monorotaia nel verde) la “rammemorazione” norman foster le due versioni dell’architettura commerciale
fascino delle città antiche e irripetibile qualità dei suoi spazi pubblici con ammissione della incapacità contemporanea di replicare tali qualità se non attraverso il falso o la replica della tradizione (new urbanism)…
visioni di “non luoghi”metropolitani esito della separazione delle funzioni praticata in attuazione delle teorie razionaliste a partire dal secondo novecento.
Richiamo della metafora Mumfordiana di “necropolis”quale ultimo stadio dell’incontrollabile processo di crescita dell’urbano, con interessanti analogie